DUETTO “OSSO DI SEPPIA”

La casa del Biscione presenta al Salone di Ginevra l’erede della Giulietta Spider, nata nel 1955 e nell’ultima fase produttiva riproposta come Giulia ed equipaggiata con i nuovi 1.600 delle già di successo versioni berlina e coupé GT. Per distinguere la debuttante, si pensa ad un concorso rivolto al pubblico che porterà alla scelta del nome “Duetto”, al quale però si dovrà quasi subito rinunciare per la denunciata omonimia con l’assai più convenzionale prodotto di un’industria dolciaria. L’appellativo resterà comunque patrimonio collettivo, sempre preferito alla denominazione ufficiale che sarà semplicemente Alfa Romeo Spider.
Ispirata ad un prototipo Giulietta SS della Pininfarina, apparso al Salone di Torino del 1961, la neonata “scoperta” della marca milanese, lunga 4,25 metri, abbandona le forme classiche, con qualche disappunto dei tradizionalisti, per una linea slanciata definita ad “osso di seppia”, con fari anteriori carenati e coda sfuggente con luci posteriori di piccole dimensioni. L’abitacolo, a due posti, ha finiture modeste rispetto ad un prezzo piuttosto elevato (2.300.000 lire su strada), ma comandi e strumenti sono al posto giusto per la guida veloce e non manca un discreto spazio per i bagagli, utilizzando anche il vano dietro i sedili. Facile il movimento della capote in tessuto e, a richiesta, sono disponibili sia il tettuccio rigido che il tonneau-cover.

Nella meccanica e nella dinamica si sale decisamente in cattedra. Le componenti di base sono quelle ottime della Giulia e il quattro cilindri bialbero 1.600, accoppiato ad un cambio a 5 marce, viene proposto con potenza di 109 Cv per prestazioni d’eccellenza (oltre 185 km/h e 0-100 in poco più di 10 secondi), esaltate da un comportamento appagante, da un valido impianto frenante a quattro dischi e da uno sterzo preciso.

Progettata pensando ad una diffusione a livello internazionale, con un occhio particolare agli USA, la Spider Alfa sarà infatti molto apprezzata oltreoceano, dove approderà dopo una crociera promozionale sul transatlantico Raffaello e beneficierà di celebri apparizioni cinematografiche come quella, indimenticabile, nel film “Il laureato” con Dustin Hoffman al volante.
E gran parte della produzione, protrattasi addirittura lungo 28 anni (fino al 1994 per oltre 120.000 unità), andrà all’estero, evolvendosi via via in quattro generazioni di modelli, con modifiche alla carrozzeria (coda tronca dal 1969, appendici aerodinamiche nel 1983, più profondo e riuscito restyling nel 1990) e ampliamento della gamma motori (1.300 cc per le varianti Junior dal 1968 e poi 1.750 e 2.000, anche con alimentazione ad iniezione).

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